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San Michele in Bosco

S. MICHELE ARCANGELO – SAN MICHELE IN BOSCO, MARCARIA

Le origini - Forse già annoverata tra le pievi mantovane nel diploma del 1037, emanato dall’imperatore Corrado II il Salico a favore del Vescovo di Mantova, come pieve “in caput Tartari”, cioè alla foce del Tartaro (il Tartaro Fabrezza che a S. Michele in Bosco sfocia nel fiume Oglio), la chiesa di S. Michele è documentata con certezza solo a partire dalla prima metà del duecento.

In una notarile del 25 novembre 1240 si può leggere come l’atto sia stato redatto “ sotto il portico della chiesa di S. Michele di Campitello”. All’epoca, infatti, il paese era, parte integrante della curtis di Campitello e forse anche la sua chiesa, che come altre del circondario, dovette soggiacere alla pievana del centro dominante.

L’edificio - Le prime notizie dettagliate sulla chiesa e il suo stato si desumono molto più tardi mediante il resoconto della prima visita pastorale conosciuta risalente al 1544. Nell’occasione è già definita parochia, di cui era rettore Don Francesco de Nuvolono di Luzzara, chierico reggiano, che aveva entrate annuali pari a ventiquattro ducati. Al momento le anime a comunione erano, 250 tutte comunicate salvo tale Pietro Pegolotto, cui fu dato tempo di provvedere entro la festa di Ognissanti. L’edificio era pavimentato, aveva il tetto provvisto di tegole ed era munito di campanile, di sacrario e di altar maggiore. A esso contiguo, secondo l’uso antico, esisteva il cimitero, chiuso tutt’intorno, precisamente da un muro sulla strada, da uno steccato sul resto. La chiesa risulta all’epoca sotto il Vicariato di Marcaria e il suo titolo era detta S.(ancti) Michaelis del boscho, che appare evoluto in “dal bosco “ (à nemore) in ulteriore visita del 1714.

Nel 1743 l’edificio fu sottoposto a un restauro importante in forme barocche; certo fu questa la circostanza in cui si realizzò il soffitto a volta incannucciato dell’aula centrale, sopravvissuto fino agli interventi degli anni ’50 del secolo scorso.

Nel 1818 fu soppresso l’antico cimitero antistante la chiesa e nel 1831 su proposta del parroco il Comune di Marcaria concesse di spianarne il terrapieno e demolirne il muro di contenimento al fine di ridurre l’area a pubblico piazzale.

Nel frattempo, nel 1826, sul lato destro della chiesa si era andata costruendo la camera dei confratelli, divenuta camera dei santi nel 1958 e tornata in questi ultimi anni ad altro vecchio titolo dedicatorio ottocentesco: di “Vergine delle Grazie”.

Nel 1829 fu atterrato il vecchio piccolo campanile già addossato al muro dell’abside in cornu evangelii, sostituito nel 1835 con l’odierno, più grande e realizzato in bugnato di mattoni faccia a vista. Prima del 1841 fu eretta la nuova facciata neoclassica disegnata dall’architetto Giovanni Battista Vergani. Nel 1878 si operarono ulteriori interventi di restauro quali il consolidamento delle fondamenta dei muri di facciata e delle cappelle, il completo ripasso del tetto. L’aspetto odierno della chiesa si deve ai lavori operati nel 1958 sotto la direzione dell’architetto quistellese Bruno Sarti che, risparmiata la facciata del Vergani, ne trasformò radicalmente l’interno con gusto cosiddetto neoromanico. Su suoi disegni il noto pittore e scultore mantovano Alfonso Monfardini plasmò in terracotta le quattordici stazioni della via crucis e la grande formella dell’abside raffigurante San Michele Arcangelo qui tuttora visibili.

Oltre alle opere scultorie citate per il loro interesse storico e artistico, la chiesa di S. Michele custodisce anche una pregevole pala d’altare settecentesca di scuola lombarda raffigurante l’arcangelo Michele e santi, due notevoli pale d’altare moderne raffiguranti l’Immacolata detta anche Vergine Maria Regina e il sacro Cuore di Gesù eseguite entrambe dal famoso pittore mantovano Lanfranco (Lanfranco Frigeri) rispettivamente nel 1959 e nel 1960.

Orari messa

Martedì: 17:30 (quarto martedì del mese)
Mercoledì: 15:30 presso struttura Villa Aurelia
Sabato: 18:00

Indirizzo

Via Oglio, 123 , 46010 San Michele in Bosco MARCARIA

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